La gestione delle acque di scarico: Le piscine

11-02-2020 17:08 -



La comprensione e la corretta interpretazione delle normative che trattano l’argomento delle acque di scarico delle piscine è molto complessa, poiché nulla di quanto riportato sui Codici si riferisce specificamente alle piscine.


E’ quindi necessaria la comprensione del quadro generale nel quale, come spesso accade, le piscine trovano difficoltà ad inserirsi.

La legge di riferimento è il D.Lgsl. 152/06, aggiornato innumerevoli volte, noto come Testo Unico dell’Ambiente (TUA), nella sua Parte IV Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche. Il tema specifico delle acque di scarico delle piscine non viene mai trattato e si deve quindi procedere per analogia.

Tipologia degli scarichi

Le acque di scarico sono distinte in acque reflue urbane, acque reflue industriali e acque assimilate alle reflue urbane per caratteristiche e limiti quantitativi (art.74). La corretta classificazione delle acqua è importante poiché le sanzioni sono solo amministrative in caso di scorretta gestione di acque domestiche o assimilate, ma diventano penali in caso di acque industriali.

Il primo scoglio da affrontare è proprio nella classificazione delle acque di piscina. Vediamo le definizioni.

Art. 74, comma 1, lett. h) Acque reflue industriali: qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento (art. 2, comma 1, D.Lgs. n. 4/2008)

Art. 74, comma 1, lett. g) Acque reflue domestiche: acque reflue domestiche: acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche

Art.101 comma 7 Acque reflue assimilate alle domestiche punto e): aventi caratteristiche qualitative equivalenti a quelle domestiche e indicate dalla normativa regionale.

La decisione se considerare assimilate alle domestiche oppure industriali le acque di scarico delle piscine non è obiettivamente facile, poichè nessuna delle definzioni suddette appare adatta alla situazione specifica. L’acqua di scarico di una piscina, intesa come quella della vasca, è mediamente molto più pulita di quella dello scarico di una abitazione o di un hotel, ma quantitativamente è, almeno considerando le misure medie di una piscina, molto maggiore.

In mancanza di indicazioni o di linee guida, quindi, ognuno decide per sè, in base alle proprie convinzioni personali.

La decisione più saggia sarebbe comunque quella di prevedere limiti quantitativi, considerando, ad esempio, un limite di 150 mc. Il volume dell’acqua contenuta nella vasca è, infatti, proporzionale al volume del controlavaggio dei filtri a sabbia, che costituiscono, come vedremo in seguito, un aspetto non trascurabile del processo di depurazione.

Gli scarichi di una piscina si possono dividere in tre tipologie:

L’acqua di ricambio e/o di rabbocco periodico
Questo scarico avviene per gravità, ed è regolabile con una valvola manuale (o anche automatica, volendo). La quantità dell’acqua di ricambio giornaliero è stabilita dalla Norma UNI 10637-2016 in 30 lt a bagnante.

L’acqua del controlavaggio dei filtri
Questa tipologia di scarico avviene in pressione, con la portata della/e pompa/e dell’impianto. La quantità dipende dalla tipologia e dalla portata dei filtri utilizzati. Può andare da zero (nel caso di filtri a cartuccia) a una quantità calcolabile con la portata al minuto moltiplicata per il numero dei minuti necessari a lavare un filtro. Questa quantità non si somma alla precedente, e in alcuni casi può sostituirla.

L’acqua dello svuotamento annuale
E’ pari al volume contenuto nel bacino, viene scaricata a gravità, nel qual caso il flusso è regolabile, oppure a pressione, tramite le pompe dell’impianto, se la quota della fognatura è più alta dello scarico.



I parametri limite dello scarico

Gli scarichi del punto 1) e 3) sono costituiti da acqua pulita, ma chimicamente trattata. Gli scarichi del contralavaggio, descritti al punto 2) contengono, oltre ai prodotti chimici, solidi sospesi e sostanze organiche in misura variabile a seconda della frequenza del controlavaggio e del numero di utenti della piscina. Nella stragrande maggioranza dei casi i parametri di solidi sospesi, COD e BOD sono molto lontani da quelli dei limiti previsti dal D.Lgsl.152.

Gli scarichi delle acque devono rispettare parametri specifici e possono essere effettuati al suolo, in corpi idrici superficiali e in fognatura. A seconda della destinazione dello scarico (domestico o industriale) vanno rispettati limiti leggermente diversi che riguardano prioncipalmente parametri chimici, contenuti nella Tabella n.3 dell’Allegato n.5 alla Parte Terza (non è un labirinto, prima o poi se ne viene fuori…).



Il parametro chimico impossibile da rispettare per una piscina è quello del cloro attivo libero, previsto con il limite massimo di 0,2 ppm per lo scarico in corpi idrici superficiali e 0,3 ppm in fognatura. Il tenore di cloro va abbattuto prima dello scarico, cosa assolutamente fattibile, con un sistema di dosaggio di apposite sostanze chimiche, dotato di sensore di flusso.

Esiste anche un altro limite importante che è quello dei cloruri, che non può superare i 1200 ppm, limite molto inferiore a quello necessario per produrre cloro tramite una cella elettrolitica (che è intorno ai 4-5000 ppm), rendendo di fatto impossibile scaricare l’acqua salata delle piscine trattate con elettrolisi del sale. Sono però in commercio da tempo celle elettrolitiche che lavorano a bassa salinità e consentono di rispettare tale parametro.

Un altro limite che può riguardare le piscine, in particolare le acque del controlavaggio, è quello realtivo ai solidi sospesi, nonché quelli relativi alle sostanze organiche.

Lo scarico di acqua di piscina al suolo è invece regolato dalla tabella n. 4 dell’Allegato 5 alla parte terza del D.Lg s. 152/06 e, per le acque industriali, si vieta espressamente lo scarico di composti organo alogenati e sostanze che possono dare origine a tali composti nell’ambiente idrico. Tradotto in pratica, non è possibile scaricare acqua trattate con cloro al suolo. Ciò significa che tutte le piscine disinfettate con cloro che non dispongono né di fognatura né di corpi idrici superficiali nei quali sacricare …non possono scaricare!

L’autorizzazione agli scarichi

L’art. 124 del 152 recita:

1.Tutti gli scarichi devono essere preventivamente autorizzati

2.Modalità autorizzative

3.Modalità autorizzative

4.In deroga al comma 1, gli scarichi di acque reflue domestiche in reti fognarie sono sempre ammessi nell’osservanza dei regolamenti fissati dal gestore del servizio idrico integrato ed approvati.

Vanno quindi sempre richieste le autorizzazioni allo scarico per le acque industriali, mentre non sono necessarie quelle per le acque domestiche o assimilate, fermo restando il rispetto dei parametri della Tab.3 sopra riportata e le disposizioni previste dagli enti gestori degli scarichi stessi, che spesso chiedono di rispettare una procedura di comunicazione. Ancora una volta si evidenzia quanto sarebbe importante che le acque di scarico delle piscine fossero considerate sempre domestiche o assimilate e non industriali, anche perchè la procedura di autorizzazione allo scarico è piuttosto complessa, lunga ed onerosa.

Le sanzioni

Per comprendere l’importanza del rispetto della normativa sulle acque di scarico, elenchiamo alcune sanzioni:

Superamento dei valori limite dello scarico: multa da 3.000 a 30.000 euro

Scarico non autorizzato: multa da 6.000 a 60.000 euro

Scarichi di acque reflue industriali non autorizzati: arresto da due mesi a due anni

Scarichi di acque reflue industriali non autorizzati contenenti sostanze pericolose: arresto da tre mesi a tre anni

Superamento dei valori limite dello scarico di acque reflue industriali: arresto fino a due anni

Come si può vedere, di nuovo l’importanza della classificazione dell’acqua di piscina diventa fondamentale, poiché la differenza delle sanzioni è notevole, passando da sanzioni amministrative, seppure pesanti, a sanzioni penali.



Per semplificare…

Recentemente un decreto riguardante le agevolazioni per la PMI (Piccole e Medie Imprese) ha stabilito che le acque di scarico delle piscine sono da considerarsi sempre domestiche, ad eccezione delle acque di scarico del controlavaggio, che devono essere opportunamente tratttate.

La frase “ad eccezione delle acque di controlavaggio, che devono essere opportunamente trattate” è molto piaciuta a quasi tutte le regioni, le province, i Comuni, gli Enti gestori che hanno scritto qualcosa riguardo le acque di scarico delle piscine.

E’ una bella frase, che scarica tutta la responsabilità a qualcun altro, senza tenere assolutamente conto del significato delle parole.

Come si tratta l’acqua del controlavaggio di un filtro? Filtrandola, magari?

Come detto sopra, l’acqua di controlavaggio del filtro viene scaricata in pressione, in molti casi si tratta di metri cubi di volume, quindi anche una vasca di decantazione (che sarebbe molto grande!) dotata di troppo pieno superficiale non consentirebbe la sedimentazione delle sostanze solide e organiche, che sono comunque praticamente sempre al di sotto dei limiti.

In conclusione

L’auspicio è quello di trovare qualcuno, presso il Ministero dell’Ambiente, così gentile da voler condividere delle Linee Guida per la gestione delle acque di scarico delle piscine. Aiuterebbe davvero tanto a fare chiarezza.

Nell’attesa del nostro principe azzurro è molto importante spiegare sempre chiaramente come funziona una piscina, anche in tema di acque di scarico.

Certamente, va sempre abbattuto il tenore di cloro prima di scaricare. Va posta attenzione ai limiti dei cloruri per la produzione di cloro per elettrolisi. Va evitato il trattamento dell’acqua di controlavaggio, inutile e impossibile.

Fonte:
Rossana Prola
Professione Acqua